Le Terre dei Sette Colori
Le “Terre dei Sette Colori”, conosciute anche come “Sette Terre Colorate di Chamarel” (Seven Coloured Earth per i locali), sono una delle principali attrazioni naturali dell’isola, proposta come escursione dalla maggior parte degli hotel della costa sud dell’isola.
Come tutte le attrazioni che giocano sulle colori, le foto di questa formidabile formazione geologica sono vittime dei patiti di Photoshop. Ma anche al naturale queste dune sono uno spettacolo incredibile!
Le Terre dei Sette Colori si trovano nei pressi del villaggio di Chamarel, nell’omonima piana, nelle vicinanze del Parco Naturale del Black River Gorges. Il nome della zona deriva dall’antico proprietario terriero, Charles de Chazal de Chamarel.
Si tratta di dune di sabbia di sette diversi colori (porpora, viola, rosso, marrone, verde, blu, e giallo), disposti a strisce creando un’incredibile disegno naturale.
Origine delle Terre dei Sette Colori
L’origine geologica di queste di queste dune deriva dalla decomposizione di un calanco vulcanico da basalto ad argilla, trasformata tramite alterazione laterizia in un suolo ferroso, che ha causato le colorazioni verso il rosso e il blu/viola.
I diversi colori si ritiene siano conseguenza del raffreddamento delle rocce a diverse temperature.
E’ curioso notare che se si raccolgono i diversi colori in un vasetto, scuotendolo si potrà notare che le sabbie si dispongono autonomente separandosi in base al colore.
L’erosione delle dune è molto limitata, nonostante le piogge torrenziali dell’isola, che gli hanno dato l aparticolare conformazione a meringa.
Per visitare le Terre dei Sette Colori
Per chi desiderasse visitare questa bellissima formazione geologica, consigliamo di informarsi sui vari trekking che passano per la zona. In alternativa, i resort organizzano gite in giornata.
Le Terre dei Sette Colori non sono attraversabili a piedi, per ovvi motivi, e sono separate da una recinzione in legno che permette di osservarle dalle piazzole lungo il percorso.
Il sito è aperto al pubblico dal 1960, anno in cui si è deciso di proteggere l’area dal rischio che l’apertura dell’isola al turismo potesse rovinarne la conservazione.